Il cuore del vino naturale in un evento spontaneo e curato con produttori artigianali e tanti stand food di qualità
Vini di Vignaioli a Fornovo di Taro rappresenta uno degli appuntamenti più interessanti nel mondo del vino naturale in Italia e ha una storia di ben 23 anni. Per gli appassionati di vignaioli artigiani e produzioni biologiche o biodinamiche, questa è un’esperienza imperdibile.
Un evento che esalta spontaneità, passione e dedizione autentica per il vino. Il capannone di Foro 2000 che ospita l’evento è semplice, ma funzionale. Uno spazio che, pur non avendo l’impatto visivo delle grandi fiere, regala un’atmosfera intima e genuina.
L’evento
Vini di Vignaioli 2024 si è tenuto dal 2 al 4 novembre, con biglietti in vendita online a € 17,00 più prevendita e a € 19,00 in cassa.
Degustazioni e vendita dei vini domenica 3 novembre dalle 10 :00 alle 19:00 e lunedì dalle 12:00 alle 19:00.
La mattina del lunedì è stata dedicata a una tavola rotonda intitolata “Vigna e Animali”, un dialogo sul ruolo degli animali in vigna e su come la loro presenza favorisca biodiversità, sostenibilità e qualità del vino.
Tra i relatori, Elisabetta Foradori, che ritroveremo tra poco, Marcello Volanti e Adriano Zago, con il giornalista Samuel Cogliati Gorlier come moderatore.
Per entrare nell’atmosfera sabato 2 novembre si è tenuta la proiezione del film documentario “Vigneronnes” presso il Cinema Astra.
Un docu film che racconta il lavoro di pioniere della viticoltura femminile, di donne che hanno svelato i segreti del mondo del vino. Diretto da Guillaume Bodin, viticoltore biologico, biodinamico e anche regista, il film racconta l’esperienza di chi lavora la terra con rispetto e passione, senza scendere a compromessi.
Questa l’organizzazione per l’edizione a Fornovo e saranno già nel vivo i preparativi per quella a Parigi, il 24 e 25 novembre prossimi.
Un mese intenso per Vini di Vignaioli.
Il percorso di degustazione
Appena entrati, banco per la consegna dei calici e accanto la possibilità di acquistare il portacalice sostenibile, a 3,00 euro e a scopo benefico.
Un progetto Mani, Associazione di Promozione Sociale, che favorisce l’autonomia delle donne in Senegal, ne sostiene l’alfabetizzazione e la formazione professionale. Questi portacalici realizzati con stoffe africane infatti hanno contribuito a formare nuove giovani sarte senegalesi.
La disposizione dei banchi d’assaggio, piccoli e ravvicinati, rende semplice il passaggio tra uno stand e l’altro, con i vignaioli e le vignaiole che raccontano personalmente i loro prodotti.
In evidenza, anche un recap con tutte le postazioni, utile per orientarsi e pianificare il proprio percorso di degustazione. Volendo veniva consegnato anche cartaceo, ma per essere più sostenibili ho preferito la mia mappa e il mio elenco digitale.
Tra un sorso e l’altro, l’evento permetteva anche di esplorare una varietà di prodotti gastronomici di alta qualità, alcuni presidio Slow Food.
Numerosi gli stand alimentari, che hanno spaziato da peperoncini e acciughe a formaggi, salumi, yogurt e tanti dolci di produttori artigianali.
Per pranzare o mangiare qualcosa tra una degustazione e l’altra, l’area food esterna con due proposte :“Tradizionale” Cibo di strada e “Tra l’uss e l’asa” Cucina Ri-Creativa.
Ottima anche la presenza di un’ampia zona verde, con panchine e giochi per bambini, perfetta per una pausa ristoratrice in una giornata fortunata dal punto di vista meteorologico.
Le degustazioni e gli incontri con i produttori
Uno dei motivi principali per partecipare a Vini di Vignaioli è ovviamente la possibilità di degustare i vini e dialogare con i produttori. Per me è stata l’occasione per ritrovare alcune delle realtà che già conoscevo, come Ca’ Sciampagne, L’Archetipo e Terraquilia. E di scoprirne tante altre.
Tra i momenti da ricordare l’incontro con Paola Riccio della cantina Alepa, dopo tanto dalla scoperta dei suoi vini.
Vini soprattutto dall’autoctono Pallagrello, nero e bianco. Personalmente sono un’amante del suo Privo L’Eretico e del Riccio Bianco, ma in questa occasione ho anche avuto modo di assaggiare i blend Casa di Campagna, che non avevo mai provato.
Un altro momento centrale del mio primo Vini di Vignaioli la lunga chiacchierata con Elisabetta Foradori, regina del Teroldego e della biodinamica da oltre 20 anni. Una cantina trentina, di Mezzolombardo, che ho sentito citare per anni e non avevo mai approcciato. L’incontro con lei è stato il miglior modo per farlo.
Più un progetto, che una cantina, un’azienda agricola che unisce il vino i prodotti del territorio.
Negli ultimi anni infatti con i suoi figli ha creato un mercato agricolo con ortaggi e formaggi dall’allevamento delle loro Brune Alpine.
Tra le cantine che ero più curiosa di scoprire, sicuramente Josef di Luca Francesconi. La Garganega di partenza non mi ha conquistata, invece Guadalupe e Rubino, bianco e rosso vinificati con i raspi sì, tanto che sono stati tra i vini tornati a casa con noi.
I vitigni autoctoni delle colline mantovane sono al centro di questa produzione e nel tempo ha messo a dimora vitigni come Negrara Trentina, Rossanella del Garda, che si intrecciano con gli internazionali Merlot e Cabernet.
Altri incontri piacevoli e inaspettati quelli con Colle Jano e i suoi Verdicchio di Cupramontana. Ammetto che sulla mia lista c’erano i Verdicchio di Col di Corte, con cui divideva lo stand, e non era presente.
Dopo aver degustato entrambi posso dire che ho preferito i vini Colle Jano. Realtà artigianale che cerca un armonia tra territorio, identità e innovazione da vigne vecchie e più recenti.
E con Angol d’Amig e La Perseveranza, seguendo un consiglio in Fiera.
Angol d’Amig, giovane realtà emiliana spinta da passione e voglia di fare, che mi aveva colpita in fase di selezione (non in positivo) per l’assenza di sito e profili social nonostante la giovane età del vignaiolo.
Marco Lanzotti, partito dalla sua passione per i vini naturali, coltivata mentre seguiva la sala nei ristoranti, l’ha concentrata nella gestione di un pezzo di vigna nell’Azienda Agricola San Polo di Castelvetro di Modena.
Lambrusco e Trebbiano in terracotta, per una cantina che ha tanto davanti a sé.
Perseveranza, altra azienda agricola vicina a Modena, che nella mia lista era tra i vignaioli con “?”. Cioè quelli da valutare sul posto in base a quanto si stanno dilungando le degustazioni.
Triple A fin da subito, un’altra storia di evoluzione visto che il vignaiolo Matteo Verri ha un passato in officina. Anche qui Lambruschi, Trebbiani, Pignoletto e Montuni.
Vini non filtrati, senza solfiti aggiunti e immediati, che in alcuni casi spiazzano. Come il Centenario, che frizza più sta nel calice.
Da provare il 3 Tre da tre Trebbiani (di Spagna, Modenese e Romagnolo) con macerazione sulle bucce per quasi tre giorni in vetroresina, poi affinamento negli stessi contenitori per cinque mesi e poi sei in bottiglia.
Per me vince il premio per il racconto appassionato Loris De Bortoli di Cuore Impavido con il suo Solaris rifermentato in bottiglia.
Due annate a confronto e il racconto di una sfida in cui nessuno credeva, che ha voluto portare avanti. Un territorio non vocato alla viticoltura, con però un bel pendio soleggiato da gestire nel rispetto della biodiversità.
Non il vino che ho preferito, ma un progetto da monitorare nel tempo con piacere.
Super carico e motivato per i suoi vini sempre non filtrati, anche Alessandro Vignali di Terra della Luna, che per iniziare la degustazione ci ha proposto un assaggio del suo Vinacciolo di Luna del 2024 appena sboccato. Oltre al Plinio, Vermentino vinificato sulle bucce.
In un’altra occasione proverò i vini rossi.
Esempio di espressioni di terroir da Fosso degli Angeli con tufo, argilla e terreno vulcanico in boccetta (in foto da sx a dx), da cui hanno origine rispettivamente Greco e Aglianico, Fiano e Falanghina.
Anche qui ho assaggiato soli i bianchi, tra l’altro premiati con diversi The WineHunter Award meranesi e non sono riuscita a tornare per Sciascinoso e Piedirosso. Da segnare per una prossima occasione, visto che non è così facile trovare in degustazione questi autoctoni.
Tra le altre degustazioni della giornata un ottimo assaggio il Dettori Bianco 2022, fratello maggiore del Renosu Bianco, classico primo assaggio di Tenute Dettori.
Ne ho approfittato anche per il mio primo Carica L’asino di Carussin, blend bianco con appunto l’autoctono Carica L’asino.
Non sono riuscita invece ad assaggiare nulla di Cascina degli Ulivi, che aveva una ricca line up, ma quando sono passata lo stand era vuoto.
Peccato, perché mi è rimasto impresso il primo assaggio di Filagnotti (ne avevamo parlato qui) ed ero curiosa di capire la strada intrapresa.
Come vino cito anche l’Ageno di La Stoppa, che ha ispirato la produzione di Shun Minowa e non avevo ancora mai provato.
A fine giornata ho assaggiato anche il loro Passito da Malvasia di Candia Vino del Volta.
Conclusione di giornata con i passiti di Ca’ Sciampagne e Terraquilia, che stranamente non avevo mai sentito.
Il primo Cannonic da uve stramature di Bianchello e il secondo rosso, Dolce Matilde da Malbo Gentile. Degustazioni che consiglio vivamente, anche per chi non è un grande estimatore di vini dolci e simili.
Non solo vini italiani a Vini di Vignaioli, anche alcune rappresentanze di Francia e Slovenia.
Per la Slovenia notevole la Ribolla di JNK e incredibili i Riesling di Ducal. Una Slovenia diversa da quella che siamo abituati ad assaggiare, quella dei vini Ducal, cantina sul confine austriaco e non lato Gorizia/Trieste.
Un progetto anche di hospitality che si sta strutturando, da tenere presente per un prossimo viaggio.
Organizzazione e Conclusione
Se le degustazioni, come credo si sia capito, sono state interessanti e molto variegate, l’organizzazione di Vini di Vignaioli è stata ben curata.
Un dettaglio punto di forza la presenza di rubinetti con acqua corrente all’interno del padiglione, perfetti per risciacquare i calici tra una degustazione e l’altra. Una rarità anche in eventi di maggiore dimensione e portata.
Inoltre, la piantina pubblicata prima dell’evento si è rivelata utile per pianificare le tappe, anche se la location non era ampia e risultava comunque facile da esplorare.
La possibilità di acquistare le bottiglie direttamente in fiera è un altro aspetto positivo, perfetto per portarsi a casa i vini degustati e prepararci alle festività natalizie.
Come abbiamo fatto noi ad esempio con alcune bottiglie di Castello di Stefanago. Confermo tra i miei preferiti i loro 24 e 48.
Vini di Vignaioli è un evento che riesce a unire passione, competenza e autenticità. L’attenzione per i dettagli che traspare è un riflesso dell’organizzazione curata con sensibilità femminile. Da Christine Marzani con l’aiuto di Alessandra Costa, responsabile della comunicazione.
Vale una visita periodica per conoscere e riscoprire vignaioli che lavorano con dedizione e rispettano la natura.
Concludo con un aspetto che non c’entra con Vini di Vignaioli. Abbiamo mangiato molto bene a Fornovo. Sia a pranzo da L’Osteria Fiorentina prima di entrare all’evento, sia la sera al Ristorante Il Castello, poco distante, a Varano de’ Melegari.
Tutte informazioni utili per una prossima partecipazione.
Anzi, voi siete mai stati a Vini di Vignaioli a Fornovo di Taro? Raccontatemi la vostra esperienza.
Io vi racconterò presto altri eventi, visto che domani sarò per la prima volta a Piacenza alla Fiera dei Vini e la prossima settimana a Bologna per il Mercato FIVI.
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A presto
Lara – In vino venustas