Banchi d’ assaggio in centro e seminari con degustazioni guidate
Anche l’ appuntamento di Wein Tour ha dovuto saltare un giro e passare dal 2019 direttamente al 2021. Così lo scorso 4, 5 e 6 giugno la centralissima via Bovio di Cattolica ha ospitato nuovamente circa trenta cantine dell’ Emilia Romagna. Una postazione centrale, l’ Osteria del Wein tour ha proposto gnocco fritto e salumi, tagliatelle e altri piatti tipici per accompagnare le degustazioni di vino. Quattro, sotto forma di coupon, da acquistare alle casse. Consegnati con calice, porta calice e un altro coupon per un assaggio food. Una confezione di piadina fritta.
Le degustazioni nella passeggiata enogastronomica
Il via alle 17.00, anche se il venerdì alle 18.30 mancavano ancora delle cantine all’ appello. Tre giorni per assaggiare le varie proposte e le nuove annate, tornare dalle aziende conosciute o scoprirne di nuove. Per me è stato un mix, perché il primo giorno con il mio compagno ho degustato alcuni vini di cantine che già conoscevo, mentre la domenica ho preferito assaggiare qualche altro vino di cantine scoperte durante i seminari. Francesco Bellei e Cantina della Volta sempre un’ ottima scelta per le bollicine, ma interessante anche il Metodo Classico di Tenuta Pertinello. Vini San Valentino una conferma come I Sabbioni, Ca’ di Sopra e Tenuta Santa Lucia.
Di Fattoria Nicolucci ho parlato nell’ ultimo articolo avendo visitato la cantina pochi giorni fa, come ormai molti mesi fa, di Enio Ottaviani. Tenuta Santini, Tenuta Saiano, Franco Galli e Fattoria del Piccione sono immancabili presenze di queste degustazioni itineranti. Speravo di trovare anche il nuovo Fulgor Bianco di Podere dell’ Angelo, ma non era in degustazione.
Belle novità per me Fondo San Giuseppe, Casetta dei Frati, Mutiliana e Villa Papiano. Cantine che non conoscevo, ma ho avuto modo di scoprire durante i seminari e continuerò ad approfondire.
I seminari di Wein Tour
Senza dubbio la parte che differenzia questo evento da altri con degustazioni itineranti. Due i seminari, entrambi alle 15.30 all’ Hotel Kursaal lungomare e frontale a Via Bovio. Prenotazione via WhatsApp o e mail, acquistando un ticket per la giornata. Due momenti di approfondimento davvero interessanti per capire meglio i vini del territorio e le loro peculiarità.
Il primo seminario di sabato, “Modigliana : Un Terroir”, è stato tenuto da Maria Renzo Morresi di Casetta dei Frati e Stefano Bariani di Fondo San Giuseppe. Il secondo invece, quello di domenica, “I Bianchi dell’ Emilia Romagna”, da Bruno Piccioni, grande esperto di Romagna (e non solo), Sommelier e Relatore AIS, anche nella lezione sull’ Emilia Romagna durante il mio Corso AIS di Secondo Livello.
Modi diversi di gestire la masterclass, ma entrambi coinvolgenti e molto formativi.
“Modigliana: Un Terroir”
Il fascino del terroir per chi ama il vino credo sia innegabile. Quell’ indissolubile rapporto tra uomo, territorio, tradizione e innovazione, che nel tempo crea un vero e proprio carattere riconoscibile per i vini che ne derivano. Il concetto di terroir è nato in Francia ed ha come esempi principali Champagne, Borgogna e Bordeaux. Si tratta di zone geografiche ben definite, che hanno del potenziale nel loro ecosistema e una comunità che lavora per valorizzano e migliorarlo, così da creare vini di qualità.
Sei vini in degustazione, tre bianchi e tre rossi, di sei cantine diverse, tutte di Modigliana, proposti per capire se anche Modigliana si possa definire terroir. E perché.
Tre valli con 300 ettari di vigne d’ altura, tutte sul massiccio marnoso arenaceo di Modigliana. Un suolo marino calcificato dieci milioni di anni fa e completamente sterile, su cui nel tempo prima hanno attecchito solo erbe infestanti portate dal vento, poi ginestre e ginepri, che hanno permesso al bosco di crescere. Lo stesso bosco che è stato in parte tolto dall’ uomo per piantare altro, come il castagno e la vite.
Per farlo il bosco è stato “roncato via” e da questo le viti hanno preso il nome di ronchi, “terreni roncati”, rubati al bosco. Ancora oggi però le viti sono circondate dal bosco e i terreni con le loro argille, arenarie, marne e sabbie caratterizzano i vini. Vini in cui spiccano freschezza e note saline al naso e al palato. Nei bianchi e nei rossi.
Rossi da Sangiovese portato a Modigliana dai Monaci Vallambrosiani in quella che al tempo era la Romagna Toscana. I monaci sono stati figure importantissime per la viticoltura, per la sua diffusione e di conseguenza per il vino. Si occupavano delle loro abbazie, gestivano l’ agricoltura e avevano bisogno di vino per la Messa. Anche a Modigliana hanno dato il loro contributo, come dimostra la prima testimonianza della presenza del Sangiovese già nel 1671.
I vini in degustazione nel primo seminario Wein Tour
Strada Corniolo 2018 di Villa Papiano, Fracielo 2020 di Casetta dei Frati ed Ecce Draco di Mutiliana i bianchi. Un Trebbiano in purezza da una valle fredda e stretta a 600 m slm, uno Chardonnay in purezza da una valle larga e assolata volutamente non dichiarato in etichetta per la sua atipicità. E un blend di Chardonnay, Trebbiano e Sauvignon con un passaggio in legno.
Tre vini evidentemente differenti in cui però si ritrova un filo conduttore. Quella freschezza, quella nota salina e quell’ eleganza che li caratterizzano e li rendono riconoscibili. Ecco il terroir!
I rossi tre Sangiovese, ciascuno da una valle diversa. Carbonaro 2019 Lu.Va da Val Tramazzo, Ca’ Bianca Fondo San Giuseppe da Val Acerreta, un’ anteprima dell’ annata 2020 e Atto Secondo 2019 Il Teatro da Val Ibòla, la stessa valle fredda e stretta del primo bianco Strada Corniolo, che caratterizza questo vino con una spiccata nota ferrosa. Tre diverse espressioni dello stesso vitigno con una base comune di acidità e salinità, che lascia spazio all’ espressione dello stile produttivo dell’ azienda e di ciascun territorio, ricollegandosi ai bianchi tra note speziate, agrumate e tanta eleganza.
Una degustazione che ha permesso di delineare al meglio i tratti dei vini di Modigliana grazie al racconto di alcuni dei suoi produttori, all’ amore verso il loro territorio e all’ impegno da tempo per offrire prodotti sempre più di qualità, che ha sicuramente incuriosito chi, come me, non ne sapeva abbastanza.
“I Bianchi dell’ Emilia Romagna”.
Questo secondo seminario mi ha trovata più preparata, visto che conoscevo già cinque vini dei sette in degustazione. Sei in teoria, ma c’è stata una sorpresa, Le Liti Bianche de I Sabbioni. Un vino bianco da Sangiovese, che ho avuto modo di degustare più volte, sempre con piacere. Stavolta nell’ annata 2019, solo la seconda prodotta dall’ azienda. Un vino estremamente fresco, ma anche dalla spiccata acidità, che a me colpisce sempre.
Gli altri vini in degustazione:
Strati 2019 di Enio Ottaviani, freschissimo Romagna Pagadebit, ViVi Colli di Rimini Rebola di Vini San Valentino da grechetto Gentile, già degustato per un caso fortunato la sera prima al Wein Tour visto che non era tra le proposte in assaggio. Intenso e avvolgente, di grande persistenza e freschezza, omaggio alla scomparsa di Valeria Vivian, la moglie del produttore Roberto Mascarin. Un immancabile Albana, parlando di Romagna, Fiorile di Fondo San Giuseppe da vigne di 48 anni e un Trebbiano della Fiamma, il Bianco Nicolucci, che ho riassaggiato con piacere a pochi giorni dalla degustazione in cantina. Anche a confronto con altri sei vini, l’ ho trovato ancora davvero d’ impatto.
La conclusione è stata affidata all’ aromatico Famoso, il Famous di Tenuta Santa Lucia, un’ esplosione di frutta e agrumi, ma con una nota di erbe aromatiche. L’ ordine di degustazione è un po’ cambiato rispetto a quello proposto inizialmente e il Dimenticato di Franco Galli dal vino di apertura è diventato il quarto, dopo la sorpresa de Le Liti Bianche.
Un vino da Vernaccina, prodotto solo da questa cantina, che se già era nella mia lista di visite da tempo, ora mi vede ancora più impaziente. Un’ uva della tradizione da cui si produceva il vino della domenica, detta Ribulina, che però spesso si deteriorava per il momento della vendemmia del tempo, essendo molto precoce. Un vino dal colore giallo dorato intenso, che in questa annata 2019 ha fatto un passaggio in legno di 4 mesi, a differenza del 2018 solo in acciaio.
Il Sommelier Bruno Piccioni ha saputo raccontare tutti questi vini del nostro territorio in modo estremamente coinvolgente. Ci ha regalato chicche preziose legate ai vitigni, ai metodi di produzione e alla sua Romagna, ma allo stesso tempo ha rispettato la degustazione AIS, abbinamenti cibo vino compresi.
Davvero un piacere riuscire a cogliere informazioni utili e nuove, così come ascoltare le sue note di degustazione per ogni vino.
Aspettando il Wein Tour 2021
Come accennavo a inizio articolo, a mio avviso i seminari fanno la differenza in questo evento. Quest’ anno causa Covid i posti sono stati limitati, ma per la prossima edizione gli appuntamenti dovrebbero essere più numerosi e aperti ad un pubblico maggiore. Spero che la modalità di prenotazione rimarrà sempre così immediata e che riuscirò a prenotarmi anche per l’ edizione 2022. Seminario prima e poi passeggiata di degustazione sarà senza dubbio la modalità che sceglierò ancora una volta.
Se siete interessati ad approfondire i vini dell’ Emilia Romagna vi consiglio di partecipare al Wein Tour il prossimo anno.
In attesa di parlare del prossimo evento di degustazioni itineranti, vi invito a leggere anche qualche altro articolo:
Intanto vi aspetto su Instagram, o se preferite su FB, in attesa di ritrovarvi qui.
A presto
Lara