Esplorando il mondo del vino a Slow Wine Fair: degustazioni da non perdere, nuove etichette e produttori da conoscere
Dopo aver toccato con mano nel precedente articolo l’entusiasmo per la sostenibilità e il connubio tra suolo e vino durante la terza edizione di Slow Wine Fair, è il momento di immergersi nella parte più gustosa dell’evento. Le degustazioni. Autentiche esperienze sensoriali, hanno ampliato i confini del palato, regalando scoperte e conferme in un vortice di aromi e sfumature.
Proseguiamo il nostro viaggio all’interno di Slow Wine fair 2024, con il racconto di etichette uniche, storie di produttori appassionati e, soprattutto, il piacere di assaporare il vino buono, pulito e giusto.
Spalanchiamo insieme le porte delle cantine e troviamo le scoperte, le conferme e le sorprese che ho vissuto durante le degustazioni a Slow Wine Fair 2024.
Nuove scoperte a Slow Wine Fair 2024
Tanti i nuovi incontri piacevoli a partire da Le Vie Angarano con il Vespaiolo autoctono, ma anche un’ottima espressione di Chardonnay.
E Azienda Aricola Sassu, realtà artigianale in Gallura, a Luras, con una produzione di vitigni autoctoni e Nebbiolo. I miei assaggi si sono limitati al Vermentino Superiore “Bianco Sassu” e al macerato “Scimóne” da vigne di 70 anni, perché la giornata purtroppo non è stata abbastanza lunga per ripassare a degustare i rossi.
Una cantina che mi aveva incuriosita durante la mia selezione pre fiera sicuramente DWNL – Drink Wines, Not Labels. Un invito a bere vini e non etichette. Non senza polemica. Giustamente.
Mi ero fatta un’idea, ma ho voluto ascoltare il racconto direttamente da Alessandro. Alessandro Salvano infatti è il giovane produttore con delle vigne di famiglia a Montelupo Albese, 50 metri fuori dal confine che ufficializza il Barolo. Una storia di passione, di chi crede nel vino di qualità, che ha passato i primi 4 anni pensando alle necessità primarie, ma con un obiettivo ben chiaro.
Un crescendo continuo dal 2019 ad oggi quando ha finalmente la sua cantina e la produzione è in costante ascesa. Outside Langhe Nebbiolo è il suo vino più rappresentativo, prodotto secondo il disciplinare del Barolo, ma fuori dai comuni di denominazione. Una realtà che conquista chi come me cerca passione, impegno e qualità.
Altre scoperte interessanti la veneta Tenuta Nobiltron, che unisce autoctoni rossi come Corvina, Rondinella a internazionali e PIWI. Sauvignon Gris e Muscaris per il bianco Eirene e l’orange Eliodoro. Una particolarità nel rosso Elice, dove troviamo un blend di Corvina, Marselan e Palava. Vitigno bianco che non conoscevo. Trovato anche nel bianco Giulietta di Ca’ dei Conti, con Garganega, Johanniter, Traminer e Sauvignon Cretos.
Altra cantina veneta FIVI, che vinifica vitigni resistenti bianchi e rossi. Rossi più insoliti da trovare nell’attuale proposta PIWI italiana. Blend di Regent, Cabernet Volos, Cabernet Eidos con Corvina, Corvinone, Rondinella e Raboso Veronese da breve appassimento per il Vescovo Moro e La Roara Igp. Un’ottima proposta, che infatti mi è stata consigliata in due momenti diversi della giornata.
Wine resort e cantine
Ho poi rispettato la mia intenzione di degustare alcune proposte delle cantine di wine resort che sono in lista da tempo per qualche pausa di relax. Ho scelto Tasi e Castello di Spessa.
I vini Tasi sono il progetto collegato a Tenuta Le Cave. Conoscevo solo il vino rosato e ho fatto una panoramica tra Garganega ferma e spumantizzata nel Metodo Classico Moon Nature, inaspettatamente verticale e citrino e i rossi dal Superiore all’Amarone. La freschezza il filo conduttore.
Tappo a vista senza capsula per tutti i vin, tranne Amarone e Metodo Classico, ovviamente. Tra l’altro molto belli i tappi, che già conoscevo. Un’attenzione alla sostenibilità che si esprime nel concreto.
Un excursus dal Pinot Bianco al Sauvignon invece da Castello di Spessa. Vini eleganti, ricchi e seducenti.
Una bella sorpresa, che mi fanno desiderare ancora di più una fuga nel Collio. Tra l’altro Castello di Spessa ha recentemente rivisto la sua proposta di vinoterapia e l’ha presentata in concomitanza con lo Spumante Metodo Classico Amadeus Brut da vigne di Chardonnay del 1987 e Pinot Nero.
Ancora degustazioni
Come abbiamo già visto nell’altro articolo dedicato non sono mancate le degustazioni di vini di altri Paesi, Cile e Giappone su tutte.
Inaspettato l’approfondimento sulla Calabria a seguito di un misunderstanding, che ha prolungato il confronto e mi ha portata poi a degustare anche i vini dei produttori vicini.
Altomonte, Nesci e Caccamo. Espressioni delle vigna e del territorio autentica per l’Azienda Agricola Altomonte di Palizzi, il punto più meridionale della nostra penisola.
Più completo l’approccio di Cantine Caccamo, con un’attenzione alla qualità dei vini, ma anche alla loro espressione attraverso le etichette. Il loro Fluente ad esempio, da uve bianche con macerazione di circa una settimana, rappresenta l’unione degli altri vini, ma anche quella tra un viso di uomo e uno di donna, richiamando quindi il tema attuale della parità di genere.
Proprio dal connubio tra attualità e vino era partita la mia curiosità verso Casa Comerci. Avevo visto sul loro profilo che aderisce al progetto delle Donne del vino Korale, presentato il 3 marzo. Il primo vino dedicato al femminile, contro la violenza di genere, legato a un’attività di beneficenza. Una bottiglia con vetro più leggero, tappi ed etichette in materiale riciclato.
Al banco d’assaggio però su tre persone presenti, solo una aveva una vaga idea del progetto, ma, su mia insistenza per capire quanto fosse parte dell’azienda e della sua evoluzione, l’ha ridimensionato. Pensavo (e speravo) che l’attenzione ai materiali riguardasse un nuovo approccio della cantina, invece no, mi è stato ribadito che quello è un progetto a sé. Ecco, queste sono le note stonate che rovinano i progetti.
Spero che le donne di Casa Comerci siano più coinvolte dal progetto Korale, ma è importante che chi rappresenta l’azienda sia sempre allineato, altrimenti capitano situazioni simili. Ed è un peccato.
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Conferme e saluti a Slow Wine 2024
Più passa il tempo e più si conoscono cantine e produttori, più risulta impossibile passare per un saluto o un assaggio da tutti. Era da tempo che non mi fermavo da Terraquilia. Dal mio ultimo Merano Wine Festival. Una realtà che ricordo spesso nei miei consigli pre eventi e che ho ritrovato con la stessa coerenza e qualità di quando la scoprii all’ultima edizione di Enologica.
I suoi col fondo, i lambruschi e la sua attenzione a una produzione sostenibile, da anni e non da oggi, sono sempre centrali. Un cambio di etichette è in corso e anche qui un richiamo all’artigianalità, visto che le nuove riproducono le creazioni di un artista esperto di incisioni manuali.
Ho degustato il XIII Luna 2016 Nativo Ancestrale, rifermentato in bottiglia con affinamento di 6 mesi sboccato nel 2023. Da Grechetto Gentile dell’Emilia è un esempio sorprendente del potenziale, anche in termini di longevità, di questo vitigno spesso considerato di serie B.
Un’altra conferma e un esempio di valorizzazione del territorio, nonostante la battuta d’arresto per l’alluvione, gli amici di Modigliana. I produttori di Stella dell’Appennino, cantine come Fondo San Giuseppe, Mutiliana, Il Teatro, Menta e Rosmarino, Casetta dei Frati propongono vini identitari, fatti e raccontati con passione, che fanno innamorare.
Bello anche vedere il coinvolgimento delle nuove generazioni, che probabilmente continueranno questo progetto e contribuiranno a farlo conoscere.
Un saluto a Valentina Di Camillo di Tenuta I Fauri per un arrivederci in Abruzzo. Una realtà FIVI che mi ha conquistata al primo assaggio come raccontato qui e mi ha convinta ancora di più incontrando Camilla in Fiera.
Purtroppo il Trebbiano che me l’ha fatta conoscere quest’anno ha subito una battuta d’arresto per colpa delle peronospera e non uscirà, ma confidiamo nella prossima vendemmia. Già da queste poche righe si capisce come il cambiamento climatico influisca sulle produzioni vinicole ed è stato un discorso affrontato con diversi produttori.
Alcuni l’hanno introdotto per spiegarmi la line up diversa dal solito o per “giustificare” alcune caratteristiche del vino. Il tempo per fare finta di niente è finito e anche per questo il vino buono, pulito e giusto dev’essere una filosofia da condividere e mettere in pratica.
Le mie degustazioni a Slow Wine Fair sono state tante altre, alcune di cantine più vicine a casa magari le riprenderemo quando ritroveremo quelle realtà.
Se anche voi avete partecipato a questo splendido evento, raccontatemi le degustazioni che vi hanno più colpito. Che siano state le migliori o meno.
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A presto
Lara – In Vino Venustas